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Dipendenze Affettive psicologa Torino

Dipendenza affettiva

Aree di intervento

L’amore, nelle sue diverse forme di attaccamento, rappresenta un’importante capacità e, al contempo, un naturale e profondo bisogno di ogni essere umano. Quando però un rapporto affettivo diventa un “legame che stringe” o, ancor peggio, una “dolorosa ossessione” in cui si altera stabilmente quel necessario equilibrio tra il “dare” e il “ricevere”, l’amore può trasformarsi in un’abitudine a soffrire, fino a divenire una vera e propria dipendenza affettiva.

Non posso stare né con te,
né senza di te.

Ovidio

Il bisogno naturale degli altri

Ognuno di noi, in qualche misura, è dipendente dagli altri, e, fin dal prima infanzia, la dipendenza affettiva risulta essere una condizione naturale dell’uomo. Quando lo sviluppo cognitivo-emotivo e la formazione dell’identità non sono ancora completati, l’attaccamento alle figure adulte di riferimento risulta essere infatti lo strumento privilegiato di conoscenza di Sé e del mondo.

Da adulti è inoltre normale che permanga, in una certa misura, il bisogno di approvazione, empatia, di conferme e ammirazione da parte degli altri, per sostenerci e per regolare la nostra autostima. Ed è normale ancora che in una relazione, in particolare durante la fase dell’innamoramento, ci sia un certo grado di dipendenza, che si esprime nel desiderio di “fondersi con l’altro”… Un desiderio “fusionale” che però, con lo stabilizzarsi della relazione, tende a diminuire.

Nella dipendenza affettiva, identificata come disagio, invece, quel desiderio fusionale perdura inalterato nel tempo, e la “fusione con l’altro” comporta il “perdere se stessi”.

La dipendenza affettiva

La dipendenza affettiva si caratterizza dall’incapacità di prendere delle decisioni da soli, avere un comportamento sottomesso verso gli altri, avere sempre bisogno di rassicurazioni e non essere in grado di funzionare bene senza qualcun altro che si prenda cura di noi (G. O. Gabbard, 1995).

La persona dipendente dedica completamente tutto sé stesso all’altro, al fine di perseguire esclusivamente il suo benessere e non anche il proprio, come dovrebbe essere in una relazione “sana”.

All’interno della coppia si assiste allora ad una cronica assenza di reciprocità, una condizione relazionale negativa che tende a creare dei “donatori d’amore a senso unico”, che se in condizioni di normalità sarebbe interrotta, al fine di cercare un nuovo stato di serenità, nella dipendenza affettiva ciò risulta invece impossibile.

Emerge come un malessere molto simile alla dipendenza da sostanza, che può rimanere nascosto nell’ombra anche per l’intera vita di una persona, ponendosi tuttavia come la radice di un costante dolore, che spesso alimenta altre gravi problematiche psicologiche, fisiche e relazionali.

All’origine della dipendenza affettiva

Ciò che accomuna l’infanzia di chi soffre di dipendenza affettiva è una situazione di carenza affettiva, reale o percepita come tale, che da adulti si cerca di colmare e compensare con atteggiamenti iperprotettivi e controllanti nei confronti del partner.

Chi da adulto è dipendente d’affetto, quando era bambino ha ricevuto continui messaggi da parte dei propri genitori, o dalle figure significative, di non essere degno di amore, né di attenzioni.

Spesso sono stati dei bambini che sono dovuti crescere troppo in fretta e hanno dovuto prendersi cura dei propri genitori, imparando così che “l’unico modo per ottenere amore è quello di sacrificarsi per l’altro”: una convinzione che rimane inalterata nel tempo, influenzando scelte e comportamenti.

La paura dell’abbandono

Tali persone vivono nel terrore di essere abbandonate e sono letteralmente sconvolte quando qualche relazione importante finisce: per farsi ben volere sono disposte a fare cose spiacevoli e degradanti e, pur di stare nell’orbita dell’altro, possono accettare situazioni per chiunque intollerabili.

La vita emotiva interiore

In sintesi, nella dipendenza affettiva esistono due elementi distintivi della vita emotiva interiore :

  • un bisogno di sicurezza che fa da guida ad ogni comportamento;
  • una tendenza a disconoscere e a far disconoscere all’altro i propri bisogni di ricevere amore: un’attitudine che sembra radicata in un’infanzia in cui ci si è abituati a limitare le proprie aspettative, in conseguenza a delle esperienze relazionali precoci inappaganti e frustranti.

L’eccesso di altruismo

Tali persone ritengono che, occupandosi sempre dell’altro, la loro relazione possa diventare stabile e duratura, ma le situazioni di delusione e risentimento che si possono sperimentare, li affondano nella paura che il rapporto non sia così, e il circolo vizioso riparte, a volte addirittura “amplificato”.

Chi soffre di tale dipendenza affettiva è così attento a non ferire l’altro, da non rendersi conto che in questo modo finisce col ferire gravemente sé stesso.

Il rifiuto che alimenta la dipendenza

Spesso, anche se non sempre e necessariamente, la persona amata è irraggiungibile per colui o colei che ne dipende; in questi casi, si può affermare che la dipendenza si fonda sul rifiuto, e se non ci fosse, paradossalmente, il presunto amore non durerebbe.

Infatti, spesso, la dipendenza si alimenta dal rifiuto, dalla negazione di sé, dal dolore implicito nelle difficoltà, e cresce in proporzione inversa alla loro irrisolvibilità.

È, purtroppo, presente un’ingiustificata, assurda, sconsiderata presunzione di farcela, che incatena la dipendenza affettiva: “la presunzione di riuscire, prima o poi, a farsi amare da chi proprio non è in grado di amare, o di amare nel modo che si pretende.” (M. Selvini Palazzoli)

Uscire dalla dipendenza affettiva con la psicoterapia

Come psicologa, psicoterapeuta e terapeuta EMDR, offro interventi mirati di psicoterapia a Torino, andando all’origine profonda della problematica di dipendenza affettiva e incoraggiando la persona ad uscirne,  grazie ad  una sana e rinnovata stima di sé e autonomia.

Dott.ssa Nicoletta Alberta

Psicologa Psicoterapeuta

Chiedere aiuto è il primo passo verso la guarigione

Quando richiedere
una consulenza

La richiesta di consulenza psicologica può essere motivata da circostanze di vita sfavorevoli che si protraggono da tempo, o da eventi critici che irrompono all’improvviso nella vita, e che rischiano di compromettere l’equilibrio psicologico e fisico della persona. Tali situazioni, anche in assenza di una psicopatologia, possono infatti generare un senso di inadeguatezza e disorientamento tale, da bloccare l’accesso alle proprie risorse, limitare le proprie scelte e quindi la possibilità di risoluzione autonoma.

Altre problematiche possono, invece, essere intimamente legate alle diverse fasi dello sviluppo ed emergere proprio nei momenti critici della crescita personale: dall’infanzia all’adolescenza, e dall’ingresso nel mondo degli adulti alla vecchiaia, la persona si trova ad affrontare particolari sfide, in cui la relazione con se stessi e gli altri può diventare complicata, tanto da esigere una trasformazione di alcuni propri modi di essere, in qualcosa di nuovo e più funzionale.

Dott.ssa Nicoletta Alberta

Psicologa Psicoterapeuta

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Vanno coltivati con premura." C. G. Jung

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